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Reda è sconvolto, ha appena riconosciuto nell'obitorio il cadavere di Mustafa, suo padre. Il pubblico è ammutolito, emozionato. Nel silenzio del film e della sala: una voce "Ma chi è? Il turco?" A volte non c'è niente di bello come qualcuno che, accanto a te in una sala cinematografica, non ha capito niente del film. E comunque nella prima parte del film un turco c'era. E forse anche lui aveva i baffi... |
 | “La parte finale perché è inattesa, questa morte. Poi forse anche i momenti un po' di tensione tra padre e figlio, a cui poi son seguite scene di comprensione, allontanamento e riavvicinamento. In generale il concetto trasversale di divisione generazionale, poteva essere tranquillamente il cammino di Santiago compiuto da due cristiani. Ci sono molte letture.” |
 | Il curatore del triciclo cubano, Luigi Mezzacappa, racconta l'aneddoto: il film vinse un premio in denaro negli Stati Uniti, ma il regista, non potendo entrare nel paese con il passaporto cubano e non potendo farsi portare il denaro da un americano senza rischiare l'accusa di commercio con il nemico, non poté mai incassarlo |
 | “La scena in cui la ragazza chiamava il protagonista, e il protagonista non rispondeva. Secondo me quella è stata la scena più interessante...” |
 | "Il momento in cui hanno parlato gli operai al tavolo quando c'erano quei discorsi un po' più semplici rispetto a quelli che facevano i politici, è stato interessante il contrasto con i discorsi che avevano fatto appena prima i potenti, questi discorsi semplici che facevano anche un po' ridere" |
